LA DONNA SCHELETRO
Aveva fatto qualcosa che suo padre aveva disapprovato, sebbene nessuno più rammentasse cosa. Il padre l'aveva trascinata sulla scogliera e gettata in mare. I pesci ne
mangiarono la carne e le strapparono gli occhi. Sul fondo del mare, il suo scheletro era voltato e rivoltato dalle correnti.
Un giorno arrivò in quella baia, dove un tempo andavano in tanti, un pescatore. L'amo del pescatore scese nell'acqua e si impigliò nelle costole della Donna Scheletro.
Pensò il pescatore: "Ne ho preso uno proprio grosso!" Intanto pensava a quanta gente quel grosso pesce avrebbe potuto nutrire, a quanto sarebbe durato, per quanto
tempo avrebbe potuto restarsene a casa tranquillo. E mentre stava cercando di tirare su quel gran peso attaccato all'amo, il mare prese a ribollire, perché colei che
stava sotto stava cercando di liberarsi. Ma più lottava e più restava impigliata. Inesorabilmente veniva trascinata verso la superficie, con le costole agganciate
all'amo.Il pescatore si era girato per raccogliere la rete e non vide la testa calva affiorare dalle onde, non vide le piccole creature di corallo che guardavano dalle
orbite del teschio, non vide i crostacei sui vecchi denti d'avorio.
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Quando si volse, l'intero corpo era salito in superficie e pendeva dalla punta del kayak.
"Ah!", urlò l'uomo, e il cuore gli cadde fino alle ginocchia, gli occhi per il terrore si nascosero in fondo alla testa, e le orecchie diventarono rosso fuoco. La
gettò giù dalla prua con il remo, e prese a remare come un demonio verso la riva. Non rendendosi conto che era aggrovigliata nella lenza, era sempre più terrorizzato
perché essa pareva stare in piedi e seguirlo a riva. Per quanto andasse a zig zag restava lì dietro ritta in piedi e il suo respiro rovesciava sulle acque nuvole di
vapore, e le braccia si lanciavano in acqua come per afferrarlo.
Alla fine l'uomo raggiunse il suo igloo, si lanciò nella galleria, e a quattro zampe penetrò all'interno. Ansimando e singhiozzando giacque nell'oscurità, con il cuore
che batteva come un tamburo. Finalmente al sicuro.
Ma quando accese la lampada all'olio di balena, eccola, lei era lì, ed egli cadde sul pavimento di neve con un tallone sulla sua spalla, un piede sul suo gomito. Non
seppe poi dire come fu, forse la luce del fuoco ne ammorbidiva i lineamenti, o forse perché era un uomo solo. Fatto sta che sentì nascere come un sentimento di
tenerezza, e lentamente allungò le mani sudicie e prese a liberarla dalla lenza. "Ecco, ecco", prima liberò le dita dei piedi, poi le caviglie. E continuò nella notte,
e la coprì di pellicce per tenerla al caldo. Cercò la pietra focaia e accese il fuoco. Lei non diceva una parola - non osava - perché altrimenti quel cacciatore
l'avrebbe presa e gettata agli scogli.
All'uomo venne sonno, scivolò sotto le pelli e cominciò ben presto a sognare. Talvolta, durante il sonno, una lacrima scivola giù dall'occhio di chi sogna, quando c'è
un sogno di tristezza o di struggimento. E questo accadde all'uomo. La Dona Scheletro vide la lacrima brillare nella luce del fuoco, e d'improvviso sentì un'immensa
sete. Si trascinò accanto all'uomo addormentato e posò la bocca su quella lacrima. Quell'unica lacrima era come un fiume, e lei bevve e bevve finchè la sua sete di
anni non fu placata.
Frugò nell'uomo addormentato e gli prese il cuore, il tamburo possente. Si mise a sedere e si mise a picchiare sui due lati del cuore. Mentre suonava si mise a
cantare: "Carne, carne, carne!". E più cantava più si ricopriva di carne. Cantò per i capelli e per buoni occhi e per mani piene. Cantò la linea tra le gambe, e il
seno, abbastanza grande da trovarvi calore, e tutte le cose di cui una donna ha bisogno. E poi cantò i vestiti, che si togliessero dal dormiente, e scivolò nel letto
con lui, pelle a pelle. Rimise il suo cuore nel suo corpo, e così si risvegliarono stretti uno nelle braccia dell'altra, aggrovigliati dalla loro notte, in un altro
mondo, bello e duraturo.
Se L'incapacità di affrontare e sbrogliare la donna scheletro fa sì che molte relazioni falliscano. Per amare bisogna essere non solo
forti, ma anche saggi. La forza viene dallo spirito. La saggezza viene dalla Donna Scheletro. La Donna Scheletro dimostra che vivere insieme accrescimenti e
decrescimenti, conclusioni e inizi, crea un amore impareggiabile fatto di devozione. Il ritrovamento accidentale del
tesoro.
In questo racconto il pescatore trova molto più di quello che si sarebbe aspettato. Non si rende conto di sollevare il tesoro più allarmante che gli sarà dato di
conoscere, più di quanto egli possa governare. Non sa di dover venire a patti, che tutti i suoi poteri saranno messi alla prova. E' lo stato di tutti gli innamorati
all'inizio: sono ciechi come pipistrelli.
Restare inerti e limitarsi a sognare l'amore perfetto è facile. E' una sorta di anestesia dalla quale potremo non risvegliarci mai. E' compito dell'anima riconoscere
il tesoro in quanto tale, indipendentemente dalla sua forma insolita, e riflettere sul da farsi. Talvolta anche gli innamorati all'inizio di una relazione cercano
soltanto un po' di eccitazione, un pizzico di sedativo. Senza rendersene conto, entrano in una parte della psiche, propria o dell'altro, dove risiede la Donna
Scheletro. Il pescatore pensa di cercare semplicemente di che nutrirsi, mentre in realtà fa risalire la natura femminile essenziale nella sua completezza, la natura
Vita/Morte/Vita.
Una parte di ogni uomo e di ogni donna oppone resistenza al sapere che in tutte le relazioni amorose la Morte deve avere la sua parte. Fingiamo di poter amare senza
che muoiano le nostre illusioni sull'amore, fingiamo di poter andare avanti senza che muoiano le nostre aspettative superficiali, fingiamo che le nostre ebrezze e i
nostri impeti preferiti non moriranno mai. Ma in amore tutto, ma proprio tutto, viene accantonato e la persona dalla natura profonda e selvaggia è irrefutabilmente
attirata dal compito. Che cosa muore? Muore l'illusione, muoiono le aspettative, la bramosia di avere tutto, il desiderio di prendere solo il bello, tutto questo
muore.
Il pescatore della storia è lento nel rendersi conto della natura di quel che ha preso. E' difficile rendersi conto di quel che si fa, quando si pesca nell'inconscio.
Laggiù vive la natura Morte. Non appena scoprite con chi avete a che fare, il vostro primo impulso è gettarla via. Diventiamo come i padri che gettano le figlie in
mare. le relazioni spesso vacillano quando passano dalla fase dell'anticipazione a quella in cui bisogna affrontare quello che in realtà è preso all'amo. Se gli amanti
si ostinano in una vita di gaiezza forzata, di perpetue piacevolezze o in altre forme di intensità micidiale, se insistono con il lampo e il fulmine sessuale, o nella
corrente del dilettevole senza conflitti, la natura Vita/Morte/Vita torna dalla scogliera da cui viene gettata in mare. Gli amanti che si ostinano a tenere tutto su
una cima scintillante vivranno una relazione sempre più ossificata. Il desiderio di vivere l'amore nella sua forma positiva soltanto lo porta a un punto morto.
La sfida per il pescatore è affrontare Signora Morte, il suo abbraccio, i suoi cicli di vita e di morte. Senza di lei non può darsi una vera conoscenza della vita, e
senza questa conoscenza non può darsi né amore vero né devozione. L'amore costa coraggio e resistenza a percorrere un lungo cammino.
Due persone iniziano la danza per vedere se va bene loro amarsi. La Donna Scheletro viene accidentalmente presa all'amo. Si iniziano a vedere le parti fragili e lese
dell'altro, o la sua inadeguatezza come trofeo. Quando emerge la donna scheletro si offre una vera opportunità di mostrare coraggio e conoscere l'amore. Amare
significa stare con. Significa emergere da un mondo di fantasia in un mondo in cui è possibile un amore faccia a faccia. Amore significa restare quando ogni cellula
dice: "Scappa".
Al primo confronto con la Donna Scheletro quasi tutti provano l'impulso di volare via come il vento. Anche la corsa rientra nel processo, ma la corsa non può durare a
lungo, o per sempre. La Caccia e il Nascondimento.
La natura Morte ha la strana abitudine di emergere nelle storie d'amore proprio quando pensiamo di aver vinto un amante, un "pesce grosso". Ecco il perché di tanto
correre e nascondersi. Ma non c'è nessun posto dove nascondersi. All'inizio, quando impariamo ad amare davvero, fraintendiamo molto. Pensiamo di essere inseguiti
mentre in realtà è la nostra intenzione di metterci in relazione con un altro essere umano in modo speciale che aggancia la donna scheletro. Ovunque stia nascendo
l'amore, sempre affiora la forza Vita / Morte / Vita. Sempre.
Paradossalmente, quando uno dei due innamorati tenta la fuga, la relazione è investita da più vita. E più si crea vita, più il pescatore è spaventato. E più corre, più
si crea vita. La fase della corsa e del nascondimento è quella in cui gli amanti tentano di razionalizzare la loro paura dei cicli Vita/Morte/Vita. Dicono: "Può andare
meglio con un altro", oppure "Non voglio rinunciare a..", o "non voglio cambiare la mia vita", "affrontare le mie e le altrui ferite", "non sono ancora pronta"; "non
voglio essere trasformato". Si cerca disperatamente un riparo e il cuore batte, non perché si ama e si è amati, ma per vigliacca paura. Essere intrappolati da signora
Morte!
Abbiamo trovato un tesoro, e cerchiamo di fuggire. Ma alla fine tutti dobbiamo baciare la strega.
Lo stesso processo segue l'amore. Vogliamo soltanto la bellezza e non vogliamo affrontare il "brutto". La donna scheletro ci insegue. E' la grande maestra che avevamo
detto di volere. "No, non questa maestra!". Peccato: è la maestra che tocca a tutti.
Molti temono che quando le cose diventano spaventose e si ingarbugliano in una storia d'amore la fine è vicina, mentre non è così. L'idea di "prendersi dello spazio" è
come l'igloo del pescatore, dove pensa di essere al sicuro. Cercare di prendere solo i lati piacevoli di una relazione d'amore non funziona mai. Gli amanti si sono
preparati, si sono rafforzati, stanno cercando di mantenere in equilibrio le loro paure. E ora, proprio quando stanno per battere sul cuore come su un tamburo e
cantare, uno grida: "non ancora", oppure "No, mai e poi mai".
Tutti quelli che non sono pronti, hanno bisogno di tempo, sono comprensibili, ma solo per un breve periodo. La verità è che mai nessuno è completamente pronto. Come
sempre nella discesa nell'inconscio, viene un momento in cui semplicemente ci si tappa il naso e ci si butta nell'abisso. Per amare il piacere non ci vuole molto, per
amare davvero ci vuole un eroe capace di governare la propria paura. Sbrogliamento dello scheletro.
Se stiamo facendo l'amore, anche se siamo apprensivi o spaventati desideriamo liberare le ossa della natura Morte. Vogliamo toccare il non-bello dell'altro, e in noi
medesimi. Che cos'è il non-bello? La nostra segreta fame di essere amati è il non-bello. La nostra negligenza quanto a lealtà e la nostra devozione sono poco
attraenti, il nostro senso di separazione dall'anima è scialbo, i nostri bitorzoli psicologici, le inadeguatezze, gli equivoci e le fantasie infantili sono il
non-bello. Sbrogliare la donna scheletro significa comprendere che l'amore non è tutto un luccichio di candeline. Significa trovare coraggio e non paura nell'oscurità
della rigenerazione. Significa balsamo per le ferite. Cambiare i nostri modi di essere per riflettere la salute e non la povertà dell'anima.
La paura è una scusa modesta per non fare questo lavoro tutti abbiamo paura. Se sei vivo, hai paura. Tre cose differenziano il vivere con l'anima di contro al vivere
solamente con l'io: la capacità di sentire e apprendere modi nuovi, la tenacia per percorrere una strada impervia, la pazienza di apprendere nel tempo l'amore
profondo. Non è con l'io mutevole che amiamo l'altro, ma con l'anima selvaggia. Una selvaggia pazienza è necessaria per sbrogliare le ossa, per imparare il significato
di signora Morte. Ci vuole un cuore desideroso di morire e rinascere, morire e rinascere.
La persona che ha sbrogliato la donna scheletro conosce la pazienza, sa meglio come aspettare. Non è traumatizzata né spaventata dalla magrezza, e neanche sopraffatta
dal godimento. I suoi bisogni di "avere tutto subito" si trasformano nella capacità di trovare tutte le sfaccettature della relazione. Non teme di correlarsi con la
bellezza della furia, la bellezza dell'ignoto, la bellezza del non-bello. Nell'apprendere e nell'elaborare tutto ciò diventa l'amante selvaggio per
eccellenza. Il sonno della fiducia.
In questa fase l'amante torna a uno stato di innocenza, in cui è ancora intimorito dagli elementi emotivi, uno stato di desideri, speranze e sogni. Il pescatore ha
affrontato la donna scheletro, l'ha toccata. Questo lo porta a una trasformazione, all'amore. Qui il sonno simboleggia la creazione e il rinnovamento, la rinascita.
L'innocenza è uno stato che si rinnova con il sonno, bello sarebbe portare con noi un'innocenza vigile e tenerla stretta per averne calore.
Il pescatore mostra tanta fiducia nella natura Vita/Morte/Vita da riposare e vivificarsi in sua presenza. Quando gli amanti giungono a questo stato, si arrendono alle
forze che stanno dietro di loro, alle forze che hanno fiducia, fede e il profondo potere dell'innocenza. Dormono il sonno del saggio invece che del diffidente. C'è una
cautela realistica e una ingiustificata, che deriva dall'essere stati feriti in passato. Coloro che temono di "essere presi in giro" o "intrappolati", che proclamano a
gran voce di voler "essere liberi", sono quelli che si lasciano sfuggire l'oro dalle dita. Talvolta non ci sono parole per dare coraggio, talvolta bisogna
semplicemente buttarsi. Dev'esserci un certo punto nella vita di un uomo in cui fiducioso va dove l'amore lo conduce. Quando una vita è troppo controllata, sempre più
diminuisce la vita da controllare.
Nella psiche maschile c'è una creatura, un uomo non ferito, che crede nel bene, è saggio e non ha paura di morire. La fiducia non dipende dal fatto che sa che l'amante
non lo ferirà. La sua è la fiducia che qualunque ferita riceva, essa potrà essere curata, che una vita nuova segue la vecchia. La fiducia consiste nel sapere che dopo
una fine ci sarà un nuovo inizio. Talvolta più un uomo diventa libero e vicino alla donna scheletro, più la sua amante si spaventa e deve fare un suo lavoro sullo
slegare e l'osservare. Perché l'amore fiorisca bisogna aver fiducia nel fatto che qualunque cosa accada, comunque apporterà una
trasformazione. Il dono della lacrima.
Le lacrime hanno un potere creativo. La lacrima che viene pianta è la lacrima della passione e della compassione mescolate insieme, per sé e per l'altro.
La lacrima di chi sogna scende quando un aspirante amante consente a se stesso di sentire e fasciare le sue ferite, piange perché sente la sua solitudine, l'acuta
nostalgia per un luogo psichico, per una conoscenza selvaggia. Amare l'altro non basta, non basta "non essere d'impedimento", o essere "di sostegno" o "presente". La
donna scheletro attende quella lacrima che dice: "ammetto la ferita". Questo è l'inizio della conoscenza profonda dell'uomo. E' un errore pensare che qualcuno possa
essere il nostro curatore, il nostro eccitante, il nostro riempitivo: dobbiamo curare la ferita dentro di noi. Quando l'uomo versa la lacrima si impadronisce del suo
dolore, e lo conosce quando lo tocca. Vede come la sua vita è stata vissuta in modo protetto a causa della ferita, e che cosa della vita ha perduto. Vede come ha
azzoppato il suo amore per la vita, per se stesso, per l'altro. La lacrima del pescatore avvicina la donna scheletro. Il pescatore lascia che il suo cuore si spezzi:
non che vada in frantumi, ma che si apra. E' un amore che lo avvolge, ora nascerà in lui un cuore grande ed oceanico. Un cuore per tamburo
e un canto.
Il tamburo fatto con il cuore richiama gli spiriti interessati al cuore umano. Il centro psicologico e fisiologico è il cuore. E' il cuore che ci fa amare come ama un
bambino: appieno, senza riserve, senza sarcasmo, né dispregio o protezionismo
. Consentite alla donna scheletro di diventare più palpabile nella vostra vita e lei a sua volta la renderà più ampia. Quando un uomo dona tutto il suo cuore diventa
una forza sorprendente: diventa un'ispiratrice. Quando la donna scheletro dorme con lui, egli diventa fertile, è investito di poteri femminili in un ambito maschile.
Porta i semi di una nuova vita e delle morti necessarie.
La canzone, come il tamburo, crea una consapevolezza non ordinaria, uno stato di trance, di preghiera. La danza del corpo e
dell'anima.
Il simbolo della donna scheletro è un residuo del tempo in cui molto si sapeva della morte come portatrice di trasformazione spirituale. Nell'immaginario femminile la
Donna Morte era intesa come la portatrice del destino, la fattrice, la fanciulla del raccolto, la madre, la ricreatrice, secondo i cicli.
L'amore nella sua forma più piena è un susseguirsi di morte e rinascita: il dolore viene cacciato e rispunta da un'altra parte, muore la passione e rinasce. Amare
significa abbracciare e sopportare molte fini e molti inizi, il tutto nella stessa relazione.
Energia, sentimento, solitudine, desiderio, noia, tutto sorge e tramonta in cicli relativamente ravvicinati. Il desiderio della vicinanza e delle separazioni cresce e
cala. La natura Vita/Morte/Vita ci insegna che la soluzione del malessere è sempre il contrario. Un'azione nuova è la cura per la noia, la vicinanza è la cura per la
solitudine, la solitudine è la cura per la sensazione di essere bloccati.
Nella storia il pescatore era prima inconsapevole, poi è spaventato e in fuga. Infine riflette e comincia a sciogliere i suoi sentimenti e a trovare un modo per
correlarsi alla donna scheletro. Poi la sua lacrima di sentimento la nutre e il suo cuore la crea. Così è riamato e impara ad amare.
La donna scheletro viene prima gettata ed esiliata, poi acchiappata da un individuo che la teme. Comincia a tornare alla vita, si trasforma in essere vivente. E' amata
e riama. Lei, la grande ruota della natura, e lui, l'essere umano, ora vivono in armonia insieme.
Vediamo nel racconto che il dono del corpo è uno degli ultimi delle fasi dell'amore, così come dev'essere. Non accettate l'amante che subito vuole il corpo, insistete
perché tutte le fasi si sviluppino. Fare l'amore è rimescolare spirito e carne, spirito e materia. Per amare dobbiamo fare l'amore con la strega.
Come in questa storia dovrebbe svilupparsi la relazione amorosa: ogni partner dovrebbe trasformare l'altro. La forza e il potere di ognuno vengono liberati e spartiti.
Chissà cosa cacceranno insieme.
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La donna scheletro
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LA LOBA (frontiera del Texas)
C'è una vecchia che vive in un luogo nascosto che tutti conoscono ma pochi hanno visto, pare in attesa di che si è perduto, di vagabondi e
cercatori.
E' circospetta, spesso pelosa, sempre grassa, e desidera evitare la compagnia. Emette suoni più animaleschi che umani. Dicono che viva tra putride
scarpate di granito nel territorio indiano di Tarahumara. Dicono che sia sepolta alla periferia di Phoenix, vicino ad un pozzo. Dicono che è stata
vista in viaggio verso il monte Alban su un carro bruciato, con il finestrino posteriore aperto. Sta accanto alla strada poco distante da El Paso,
dicono. Cavalca impugnando un fucile da caccia insieme ai coltivatori di Morelia. L'hanno vista avviarsi al mercato di Oaxaca con strane fascine sulle
spalle. Ha molti nomi: la Huersera, la donna delle ossa; la Trapera, la raccoglitrice; la Loba, la Lupa.L'unica occupazione della Loba è la raccolta
delle ossa. Raccoglie e conserva in particolare quelle che corrono il pericolo di andare perdute per il mondo.La sua caverna è piena delle ossa delle
più varie creature del deserto: il cervo, il crotalo, il corvo.
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Ma si dice che la sua specialità siano i lupi.Striscia e setaccia le montagne e i letti
prosciugati dei fiumi, alla ricerca di ossa di lupo, e quando ha riunito un intero scheletro, quando l'ultimo osso è al suo posto e la bella
scultura bianca della creatura sta di fronte a lei, allora siede accanto al fuoco e pensa a quale canzone cantare. E quando è sicura si leva sulla
creatura, solleva su di lei le braccia e comincia a cantare. Allora le costole e le ossa delle gambe cominciano a coprirsi di carne e le creature
si ricoprono di pelo. La Loba canta ancora, e quasi tutte le creature tornano alla vita. Con la coda ispida e forte che si rizza. E ancora la Loba
canta e il lupo comincia a respirare. E ancora la Loba canta così profondamente che il fondo del deserto si scuote, e mentre lei canta il lupo apre
gli occhi, balza in piedi e corre lontano giù per il canyon.
In un momento della corsa, o per la velocità, o perché finisce in un fiume, o perché un raggio di sole o di luna lo colpisce alla schiena, il lupo
è di un tratto trasformato in una donna che ride e corre libera verso l'orizzonte.
Così si dice che se vagate nel deserto, ed è quasi l'ora del tramonto, e vi siete un po' perduti, e siete stanchi, allora siete fortunati, perché
forse la loba può prendervi in simpatia e mostrarvi qualcosa - qualcosa dell'anima.
Tutti noi cominciamo come un mucchietto di ossa abbandonate nel deserto. Sta a noi recuperare le parti. La Loba
canta (usa la voce dell'anima) sulle ossa per scendere nell'amore grande e nel sentimento. Non possiamo scoprire questo grande sentimento di amore
da un amante, perché si tratta di un lavoro solitario.
La Loba conserva la tradizione femminile. La Loba, la vecchia, colei che sa. E' l'antica e vitale donna selvaggia, che è una forza indomita che
porta un dono di idee, immagini e particolarità all'umanità.
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La loba (frontiera del
Texas)
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QUATTRO RABBINI
Una notte quattro rabbini furono visitati da un angelo che li risvegliò e li condusse alla Settima Volta del Settimo Cielo. Là contemplarono la sacra
ruota di Ezechiele.
A un punto della discesa dal paradiso alla Terra un rabbino, avendo veduto tanto splendore, perse il lume della ragione e vagò senza meta fino alla
fine dei suoi giorni. Il secondo rabbino era estremamente cinico: "Ho semplicemente sognato la ruota di Ezechiele, ecco tutto. Nulla è davvero
accaduto". Il terzo rabbino continuò a pensare a quanto aveva visto perché ne era rimasto ossessionato. Teneva conferenze e non avrebbe mai smesso di
raccontare come il tutto era costruito e quanto significava…e così smarrì e tradì la sua fede.
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Il quarto rabbino, che era un poeta, prese un foglio e una penna e sedette accanto alla finestra a
scrivere una canzone dopo l'altra, lodando la colomba della sera, la sua bimba nella culla, e tutte le stelle del cielo. E visse la sua vita meglio di
prima.
C'è un obbligo morale ad esternare ed esprimere quanto si è appreso nella discesa o nell'ascesa all'Io
selvaggio.
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i 4 rabbini
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VASSILLISSA (Russia, Romania, Yugoslavia, Polonia, Paesi baltici)
C'era una volta, e una volta non c'era, una giovane madre che giaceva sul letto di morte, il volto bianco come le rose di cera della sagrestia della
chiesa accanto. La figlioletta e il marito sedevano in fondo al letto di legno e pregavano Dio. La madre chiamo a sé Vassillissa e la piccola dagli
stivaletti rossi e dal grembiulino bianco s'inginocchiò accanto alla mamma.
"Ecco, questa bambola è per te, tesoro mio" sussurrò la mamma. E da sotto le coperte tirò fuori una bambolina che come Vassillissa indossava stivaletti
rossi, grembiulino bianco, gonna nera e corsetto ricamato. "Se ti perderai o avrai bisogno di aiuto, domanda a questa bambola che fare. Tienila sempre
con te, non parlarne a nessuno e nutrila quando ha fame". E il respiro le ricadde nelle profondità del corpo, dove raccolse l'anima e sfuggì dalle
labbra.
La bambina e suo padre a lungo piansero e si disperarono. Ma poi, come il campo crudelmente sconvolto dalla guerra, la vita del padre rinverdì e sposò
una vedova che aveva due figlie.
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Sebbene esse avessero modi educati e sorridessero sempre come vere signore, dietro ai loro sorrisi c'era qualcosa del roditore che
il padre di Vassillissa non notava. Quando le tre donne erano sole con Vassillissa la tormentavano, la costringevano a servirle, la mandavano a
tagliare la legna. La odiavano perché c'era in lei una bellezza ultraterrena.
Un giorno la matrigna e le sorellastre non la sopportarono più. "Facciamo in modo che il fuoco si estingua, e poi mandiamola nella foresta dalla Baba
Yaga a chiedere il fuoco. Così la Baba Yaga la ucciderà e se la mangerà". Squittirono come esseri che vivono nell'oscurità. Così quella sera, quando
Vassillissa tornò da aver raccolto la legna, la casa era tutta al buio. Domandò alla matrigna: "Come faremo a cucinare? Come faremo a rischiarare le
tenebre?"
"Stupida ragazza, ovviamente non abbiamo fuoco. Devi andare a cercare la Baba Yaga a chiederle un carbone per riaccendere il fuoco". "Benissimo lo
farò" rispose Vassillissa, e si avviò. Nel bosco l'oscurità si faceva sempre più fitta, e i ramoscelli che le scricchiolavano sotto i piedi la
riempivano di paura. Infilò la mano nella tasca del grembiule, dove nascondeva la bambola che la mamma le aveva dato, e subito si sentì meglio. E a
ogni biforcazione Vassillissa infilava la mano nella tasca e consultava la bambola, e la bambola le indicava da che parte andare.
Improvvisamente un uomo vestito di bianco su un cavallo bianco passò al galoppo, e si fece più chiaro. Poi passò un uomo vestito di rosso su un cavallo
rosso, e sorse il sole. Cammina, cammina Vassillissa arrivò alla tana della Baba Jaga, e proprio in quel momento un cavaliere vestito di nero su un
cavallo nero penetrò nella baracca. Subito si fece notte.
La Baba Jaga era veramente una creatura spaventosa. Viaggiava su un mortaio che si spostava da solo. Guidava questo veicolo con un remo a forma di
pestello, e intanto cancellava le tracce alle sue spalle con una scopa fatta con i capelli di persone morte da gran tempo. E il mortaio volava nel
cielo con i capelli grassi della Baba Jaga che svolazzavano dietro. Il lungo mento era ricurvo verso l'alto e il lungo naso verso il basso, così si
incontravano al centro. Aveva una barbetta a punta tutta bianca e verruche sulla pelle. Le unghie nere erano spese e ricurve e tanto lunghe che non
poteva chiudere la mano a pugno..
Ancora più strana era la casa della Baba Jaga. Posava su un mucchio di zampe gialle di gallina, camminava da sola e qualche volta volteggiava come una
ballerina in estasi. Le maniglie delle porte e delle finestre erano fatte con dita umane di mani e di piedi e il chiavistello era un grugno di denti
appuntiti.
Vassillissa consultò la bambola e lei le rispose che quella era la casa che cercava. E d'improvviso la Baba Jaga nel suo mortaio calò su Vassillissa
urlandole: "Cosa vuoi?". La fanciulla tremava: "Nonna, sono venuta per il fuoco…ho bisogno di fuoco". " Oh, sìììì ti conosco, e conosco i tuoi. Dunque,
essere inutile…hai lasciato spengere il fuoco. E che cosa ti fa pensare che io ti darò la fiamma?" Vassillissa consultò la bambola e rispose. "Perché
chiedo". La Baba Jaga disse soddisfatta. "Sei fortunata. E' la risposta giusta". E Vassillissa si sentì fortunatissima per aver dato la risposta
giusta.
Baba Jaga la minacciò: "Non potrò darti il fuoco finchè non avrai fatto del lavoro per me. Se adempirai questi compiti per me, avrai il fuoco. Se no…".
E Vassillissa vide gli occhi della Baba Jaga trasformarsi in braci ardenti. "Se no, cara bambina, morirai".
La Baba Jaga ordinò a Vassillissa di portarle quello che stava cuocendo nel forno. Nel forno c'era cibo per dieci persone e la Baba Jaga lo mangiò
tutto, lasciando una piccola crosta e un cucchiaio di minestra per Vassillissa. "Lavami i vestiti, scopa il cortile e la casa, e separa il grano buono
da quello cattivo e vedi che tutto sia in ordine. Se quando torno non avrai finito sarai tu il mio banchetto". E la Baba Jaga volò via sul suo mortaio.
E cadde di nuovo la notte.
Quando la Baba Jaga se ne fu andata la bambola rassicurò Vassillissa che ce l'avrebbe fatta, le disse di mangiare qualcosa e di andare a dormire.
Vassillissa rifocillò anche la bambola e si addormentò.
Al mattino la bambola aveva fatto tutto, e non restava che preparare il pasto. La sera la Baba Jaga tornò e trovò che non era rimasto nulla da fare. In
parte contenta, e in parte no, sibilò: "Sei una ragazza molto fortunata". Chiamò poi i suoi fedeli servitori perché macinassero il frumento, e tre paia
di mani comparvero a mezz'aria e cominciarono a raschiare e a pestare il frumento. La pula volava per la casa come una neve dorata. Quando fu tutto
finito la Baba Jaga si sedette a mangiare. Mangiò per ore e ordinò a Vassillissa di pulire di nuovo tutta la casa, di scopare il cortile e lavarle i
vestiti. "In quel mucchio di sporcizia ci sono molti semi di papavero. Per domattina voglio una pila di semi di papavero e una pila di sporcizia, ben
separati".
Quella notte la Baba Jaga dormì come un ghiro. Vassillissa cercò…di raccogliere…i semi di papavero…tra la sporcizia. Dopo un po' la bambola le disse:
"Ora dormi. Andrà tutto bene". di nuovo la bambola si occupò di tutto e quando la vecchia tornò a casa era stato tutto fatto. La Baba Jaga chiamò i
suoi fedeli servitori perché spremessero l'olio dai semi di papavero.
Mentre la Baba Jaga si insudiciava le labbra con il grasso dello stufato, Vassillissa le stava accanto. "Posso farti qualche domanda, nonna?". "Domanda
pure, ma ricordati che troppo saprai, presto invecchierai". Vassillissa chiese dell'uomo bianco sul cavallo bianco. "Quello è il mio giorno", rispose
la baba Jaga intenerita. "E l'uomo in rosso sul cavallo rosso?". "Oh, quello è il mio sole nascente". "E l'uomo sul cavallo nero?". "Quello è il terzo,
ed è la mia notte. Vieni qui, vuoi farmi altre domande?", le disse con tono suadente. Vassillissa stava per chiederle di quelle strane mani, ma la
bambola cominciò ad agitarsi nella tasca e allora disse: "No nonna. Come tu stessa hai detto, troppo saprai, presto invecchierai".
"Ah" disse la Baba Jaga "sei più saggia dei tuoi anni. E come hai fatto a diventare così?". "Grazie alla benedizione della mia mamma" disse sorridendo
Vassillissa. "Benedizione?! Non abbiamo bisogno di benedizioni qui! Meglio che tu te ne vada" e la spinse fuori. Ma prima le dette un teschio dagli
occhi ardenti e lo infilò su un bastone. "Ecco, prendi il tuo fuoco e portatelo a casa".
Vassillissa corse a casa, seguendo il percorso che la bambola le indicava. Era notte, e Vassillissa attraversò la foresta con il teschio sul bastone,
con il fuoco che usciva dall'orecchio, dall'occhio, dal naso e dalla bocca del teschio. D'improvviso provò paura di quella luce fantastica e pensò di
gettarlo, ma il teschio le parlò e la invitò a calmarsi e proseguire.
La matrigna e le sorellastre si avvicinarono alla finestra e videro una strana luce danzante nei boschi. Sempre più si avvicinava. Vassillissa si
avvicinava sempre di più e quando la matrigna e le sorellastre la riconobbero le corsero incontro e le dissero che non avevano avuto più fuoco da
quando se n'era andata.
Vassillissa entrò in casa con un senso di trionfo. Ma il teschio sul bastone osservava ogni mossa delle sorellastre e della matrigna, e la mattina dopo
aveva bruciato e ridotto in cenere il malvagio terzetto
Vassillissa è la storia del passaggio di madre in figlia, da una generazione all'altra, del potere femminile
dell'intuito. Tutti gli aspetti della storia appartengono ad un'unica psiche nel suo processo di iniziazione. L'iniziazione è messa in atto
dall'esecuzione di alcuni compiti: 1- consentire all'ottima madre di morire. Accettare che la madre psichica protettiva non sia la guida centrale della propria vita istintuale futura. Assumersi il compito
di essere sole, sviluppare la propria consapevolezza del pericolo, dell'intrigo, della politica. Diventare vigili. Lasciar morire quello che deve
morire. Al morire della madre, nasce la nuova donna.
Una madre troppo buona ci impedisce di rispondere a nuove sfide e di raggiungere uno sviluppo più profondo. Può avvenire un arresto nel processo
iniziatico, ma una ri-iniziazione può ristabilire l'intuito profondo indipendentemente dall'età. L'iniziazione di Vassillissa consiste nel lasciare
morire quelle vecchie credenze che rendono la vita troppo sicura, che proteggono troppo. Viene un tempo in cui bisogna cambiare madri. Spesso udiamo
voci dentro di noi che ci incoraggiano a restare al sicuro. Ma se restiamo troppo tempo con la madre troppo buona, diventeremo povere invece che forti.
Impariamo ad andare a caccia. 2- abbandonare l'ombra primitiva. Scoprire
che essere dolci, buone, carine, non renderà più lieta la vita. Esperire direttamente la propria natura oscura, gli aspetti esclusivisti, gelosi e
sfruttatori dell'io. Stringere il miglior rapporto possibile con le parti peggiori di sé. Lavorare perché il vecchio io muoia e nasca un nuovo io
intuitivo.
Gli aspetti oscuri della psiche sono rappresentati dalla matrigna e dalle sorellastre. In questa fase la donna è molestata dalle richieste della psiche
che la esorta a compiacere qualsiasi desiderio altrui. La famigli acquisita di Vassillissa è un ganglio intrapsichico che comprime il nervo della
vitalità. Neanche il padre della psiche si rende conto dell'ambiente ostile, è troppo buono. Nella storia le donne spremono tanto la forza psichica che
per le loro macchinazioni il fuoco si estingue. Il fuoco che si estingue aiuta Vassillissa a sfuggire alla sottomissione, la fa entrare in una vita
nuova. 3- la navigazione nell'oscurità. Avventurarsi nel luogo
dell'iniziazione profonda (la foresta) e cominciare ad esperire. Imparare a sviluppare sensibilità e basarsi solo sui propri sensi interiori. Imparare
la via del ritorno alla madre selvaggia. Imparare ad alimentare l'intuito. Trasferire il potere alla bambola, ovvero all'intuizione.
La bambola rappresenta la piccola forza istintuale vitale, è un pezzettino d'anima che porta tutta la conoscenza del più grande anima-io, è la voce
interiore di noi donne, la voce della ragione intima. L'intuito ha artigli che squartano e inchiodano, ha occhi capaci di vedere oltre le corazze dei
personaggi e orecchie per udire oltre le chiacchiere. L'io intuitivo va nutrito dandogli ascolto e seguendo il suo
consiglio. 4- affrontare la strega selvaggia. Familiarizzarsi con
l'arcano, lo strano l'alterità del selvaggio. Assumere alcuni suoi valori nella nostra vita, diventando un po' strane. Imparare ad affrontare il grande
potere altrui e il nostro. Lasciar ancor più morire la bambina fragile e troppo amabile.
La casa della Baba Jaga fa parte del mondo animale e Vassillissa ha bisogno di questo elemento nella sua personalità. E' una casa che cammina, piroetta
è viva, piena di entusiasmo e di gioia.
Il dono della bambola intuitiva fatto dalla madre amabile è incompleto senza l'assegnazione dei compiti e il controllo dei medesimi da parte della
vecchia selvaggia. La Baba jaga incute paura perché è insieme il potere di annientamento e il potere della forza vitale. Osservare la sua faccia
significa vedere la vagina dentata, occhi di sangue, il neonato perfetto e le ali degli angeli, tutto insieme. 5- servire
il non-razionale. Restare con la Dea Strega. Arrivare a riconoscere il suo (il vostro) potere.
Ordinare, nutrire, creare energia e idee.
La Baba Jaga insegna sia la morte sia il rinnovamento. Insegna a Vassillissa come prendersi cura della casa psichica del femminino selvaggio. Nel
racconto il bucato è il primo compito. Significa ridare elasticità a quanto si è allentato. Il rinnovamento, la rivivificazione avvengono nell'acqua.
Gli indumenti rappresentano la persona, la prima visione che gli altri hanno di noi. Oppure il significato esterno, l'esibizione della
padronanza.
Vassillissa ha poi il compito di scopare la capanna e il cortile. Una donna saggia tiene sgombro il suo ambiente psichico, mantenendo sgombri la testa
e un posto per lavorare, e lavorando per portare a compimento le sue idee e i suoi progetti.
Cucinare per la Baba Jaga. Per cominciare bisogna accendere il fuoco, bruciare di passione, di parole, di idee, di desiderio, per qualunque cosa si ami
veramente. Il fuoco va osservato, attizzato, vi va aggiunta legna. Questi sono i cicli delle donne: depurare il proprio pensiero, rinnovare i valori
regolarmente; liberare la psiche dalle banalità, ramazzare l'Io; curare il fuoco creativo e cucinarvi idee
sistematicamente. 6- selezionare e separare. Apprendere a discriminare,
separando una cosa dall'altra, facendo sottili distinzioni. Osservare il potere dell'inconscio e il modo in cui opera. Apprendere di più sulla vita e
sulla morte.
La selezione di cui parla il racconto è del tipo che capita quando ci troviamo davanti ad un dilemma o ad un interrogativo ma niente viene ad aiutarci
a risolvere la situazione. Lasciamo perdere, torniamoci sopra in un secondo tempo. Dobbiamo selezionare gli aspetti psichici curativi e spremerne la
verità per trarne nutrimento. 7- domande sui misteri. Porre domande e
cercare di saperne di più sulla natura Vita/Morte/Vita. Imparare la verità sulla capacità di comprendere tutti gli elementi della natura selvaggia
(troppo saprai, presto invecchierai).
I cavalieri nero, rosso e bianco sono simboli degli antichi colori che connotano la nascita, la vita e la morte. Rappresentano anche antiche idee sulla
discesa, la morte e la rinascita. Il nero è il colore del fango, del fertile; ma è anche il colore della morte, l'oscuramento della luce, è la promessa
che presto conoscerete qualcosa di ignoto. Il rosso è il colore del sacrificio, della collera, del delitto; ed è anche il colore della vita vibrante,
dell'eccitazione, dell'eros e del desiderio; è la promessa di una nuova nascita. Il bianco è il colore del nuovo, del puro, dell'intatto, del latte
materno; ma è anche il colore dei morti; è la promessa di sufficiente nutrimento perché le cose ricomincino.
E' importante lasciar vivere e lasciar morire. Afferrare questo ritmo quieta la paura, perché anticipiamo il futuro. C'è una certa quantità di
conoscenza che dovremmo avere a ogni età e in ogni fase della nostra esistenza. Vassillissa fa domande sui cavalieri ma non sulle mani. Non bisogna
forzare: la comprensione arriverà. 8- stare a quattro zampe. Assumere un
immenso potere di vedere e influenzare gli altri. Guardare le situazioni della propria vita sotto questa nuova luce.
Quando le donne integrano il selvaggio della Baba Jaga la smettono di accettare senza discutere chiunque e qualsiasi cosa capiti per la loro strada. La
donna impara a guardare furtivamente, scrutare e poi a sopportare sempre meno i buffoni. L'istinto va consultato ad ogni passo lungo la via.
Il teschio era considerato la volta che ospita un resto potente dell'anima del defunto. Il teschio accesso è "un sapiente ancestrale" da portare con sé
per la vita. Ora Vassillissa torna a casa più sicura. La donna che è arrivata a questo punto è riuscita a staccarsi dalla protezione della sua madre
interiore troppo buona, ad aspettarsi dal mondo esterno le avversità che saprà affrontare in modo potente e non complice. E' diventata consapevole
della matrigna e delle sorelle inibitorie. Avendo ricevuto l'eredità delle madri è perfettamente abilitata, va avanti nella vita con passi sicuri, da
donna, assumendo tutto il suo potere. 9- riplasmare l'Ombra. Far uso della
vista acuta per riconoscere e reagire all'ombra negativa della propria psiche o di persone od eventi del mondo esterno. Riplasmare le ombre negative
della propria psiche con il fuoco-strega.
Nella foresta, con il teschio, Vassillissa è una donna che cammina preceduta dal suo potere. Il teschio è un'ulteriore rappresentazione dell'intuito e
ha una sua capacità di discriminazione. Ora Vassillissa porta la fiaccola della conoscenza, possiede il suo Io, può vedere, odorare, gustare, con i
suoi sensi ardenti.
La donna che recupera il suo intuito e i suoi poteri è tentata di gettarli via: a che vale vedere e sapere tante cose? E' più facile gettar via la luce
e andarsene a dormire. Talvolta è difficile portare il teschio- luce perché vediamo tutti i lati nostri e degli altri, quelli sfigurati e quelli
divini. Ma con questa luce si arriva alla consapevolezza, si può vedere il cuore buono oltre l'azione cattiva, la dolcezza schiacciata sotto l'odio. La
sua luce è parimenti vivida sui nostri tesori e le nostre debolezze. Sono queste le conoscenze più difficili da affrontare.
Il teschio osserva la matrigna e le sorellastre. Un aspetto negativo della psiche può essere disidratato se lo si trattiene nella consapevolezza. Non è
possibile trattenere la consapevolezza guadagnata incontrando la Dea Strega se si vive con persone crudeli all'interno o all'esterno. Se vi circondano
persone che alzano gli occhi al soffitto quando parlate, agite e reagite, allora vi trovate con persone che spengono le passioni, le vostre e le loro.
Amici e amanti possono diventare come una cattiva matrigna o abominevoli sorellastre. L'amante distruttivo deve essere evitato. Per la donna selvaggia
va bene se l'amante è appena un pochettino psichico, una persona che può "vedere dentro" al suo cuore.
Il modo per mantenere il collegamento con il selvaggio è domandarsi che cosa davvero si vuole. Una delle più importanti discriminazioni è la differenza
tra le cose che ci fanno un cenno e cose che chiamano dall'anima. Chiediamoci cosa veramente vogliamo e poi andiamo alla ricerca
Il ricorso alla natura istintiva fa erompere una spontaneità che non è mancanza di saggezza. Restano importanti i buoni confini.
Alla fine del rimontaggio dell'iniziazione nella psiche femminile abbiamo una giovane dalle esperienze formidabili che ha imparato a seguire la sua
conoscenza, ha resistito a tutti i compiti fino all'iniziazione completa. L'intuito va trattenuto nella consapevolezza e bisogna lasciar vivere quello
che può vivere, e lasciar morire quel che deve morire.
Lasciar morire le cose è il tema finale del racconto.
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Vassillissa (Russia, Romania, Yugoslavia, Polonia, Paesi baltici)
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MANAWEE (storia afro-americana)
C'era una volta un uomo che corteggiava due sorelle gemelle. Ma il loro padre gli disse: "Non potrai averle in moglie finchè non ne indovinerai i
nomi". Manawee provava ma non riusciva ad indovinare i nomi delle due sorelle. Il padre delle giovani scuoteva il capo e ogni volta lo mandava
via.
Un giorno Manawee portò con sé il suo cagnolino, il quale si avvide che una sorella era più graziosa e l'altra più dolce. Sebbene nessuna delle due
possedesse tutte le virtù, al cagnolino piacevano moltissimo perché gli diedero delle leccornie e gli sorrisero guardandolo negli occhi.
Anche quel giorno Manawee non riuscì a indovinare i nomi delle giovani, e se ne tornò tristemente a casa. Ma il cagnolino tornò correndo alla capanna
delle giovani. Poggiò l'orecchio contro un muro e udì le ragazze che dicevano tra di loro quanto era bello e virile Manawee. Intanto si chiamavano per
nome, e il cagnolino udì e corse più velocemente possibile per riferire tutto al suo padrone.
Ma accanto al sentiero un leone aveva lasciato un grosso osso con un bel po' di carne;
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il cagnolino ne sentì immediatamente l'odore, e senza pensarci un attimo si gettò nella giusta direzione. Con enorme piacere divorò la carne e leccò
l'osso finchè non ebbe alcun odore. Oh! Il cagnolino d'improvviso si ricordò della missione incompiuta, ma purtroppo nel frattempo aveva dimenticato i
nomi delle giovani.
Di nuovo corse alla capanna, e questa volta era notte e le giovani si ungevano l'un l'altra braccia e gambe, preparandosi forse a una cerimonia. Di
nuovo il cagnolino le udì chiamarsi per nome. Fece un salto per la felicità e riprese la corsa verso la capanna di Manawee, ma dai cespugli venne un
odore di noce moscata. Non c'era nulla al mondo che il cagnolino amasse più della noce moscata. Subito deviò in quella direzione e trovò una bella
torta ai mandarini cinesi messa a raffreddare su un ceppo. Mentre trotterellava verso casa con la pancia piena, cercò di rammentarsi i nomi delle
giovani, ma ancora una volta li aveva dimenticati.
Così il cagnolino tornò di corsa alla capanna, e questa volta le due sorelle si stavano preparando per le nozze. E quando le sorelle si chiamarono per
nome, il cagnolino si ficcò i loro nomi in testa e corse via a tutta velocità dal suo padrone. Ma il cagnolino fu colto di sorpresa da un estraneo
tutto nero che sbucò dalle siepi e lo afferrò per la collottola e lo scosse così brutalmente che quasi gli cascava la coda. E lo straniero continuava a
urlare: "Dimmi quei nomi! I nomi delle due giovani, così le vincerò". Il cagnolino temeva di svenire, ma lottò coraggiosamente, alla fine morse il
gigantesco straniero tra le dita, e i suoi dentini pungevano come vespe. Lo straniero si buttò tra i cespugli con il cagnolino che gli spenzolava dalla
mano. Così lo straniero si diede alla fuga gemendo e lamentandosi. E il cagnolino, un po' correndo e un po' zoppicando, riprese la strada per
raggiungere Manawee.
Sebbene sanguinasse e gli dolessero le mandibole i nomi delle giovani erano ben chiari nella sua mente. Manawee gli lavò le ferite e il cagnolino gli
raccontò tutta la storia e gli disse i nomi delle due sorelle. Manawee corse dunque al villaggio delle giovani portandosi sulle spalle il
cagnolino.
Quando Manawee arrivò dal padre con i nomi, le gemelle lo ricevettero vestite di tutto punto: non avevano mai smesso di aspettarlo.
Se le donne vogliono davvero farsi conoscere dagli uomini, devono indottrinarli nella conoscenza profonda. Alcune
dicono di essere stanche, ma forse hanno cercato di insegnare a un uomo a cui non interessa affatto imparare. La duplice
natura delle donne. Per conquistare il cuore di una donna selvaggia un compagno deve comprenderne la
naturale dualità. Qui si parla di due potenti forze femminili in una stessa donna. Per risolvere il mistero Manawee deve ricorrere al suo io istintuale
- l'io-cane.
Un essere esterno e una creatura interiore. L'essere esterno vive alla luce del giorno ed è facile osservarlo, è spesso pragmatico, acculturato e molto
umano. La creatura spesso sale in superficie arrivando da molto lontano, lasciando sempre dietro una sensazione. Quando un lato è più freddo, l'altro è
più caldo; uno può essere solare, l'altro agrodolce e meditabondo. Il potere dei due. Se una donna favorisce o nasconde troppo un lato, vive una vita mal equilibrata, che non le consente l'accesso al suo pieno
potere. Occorre sviluppare entrambi i lati.
I due lati della natura duale, se tenuti insieme nella consapevolezza, hanno un potere tremendo e non possono essere spezzati.
Anche Manawee ha una duplice natura: la sua natura umana, sebbene dolce e affettuosa non basta per vincere. E' la sua natura canina, istintuale, che ha
la capacità di insinuarsi nelle vicinanze delle donne selvagge. Il potere del nome. Manawee vuole sapere il nome delle sorelle non per impadronirsi del loro potere, ma per conquistare un suo potere pari a loro. Se
siamo interessati a scoprire i nomi siamo sulla strada giusta. Le donne spesso desiderano follemente un compagno che continui a cercare di comprendere
la loro natura profonda. La donna che trova un compagno così gli resta fedele e lo ama per tutta la vita.
Dice il padre: non puoi comprendere i misteri femminili solo ponendo domande. Devi darti da fare, faticare. La tenace
natura canina. I cani sono generatori di rapporto, è l'altro lato della natura dualistica maschile. E'
la natura capace di conoscere la natura selvaggia delle donne. L'appetito seduttivo. Spesso ci si lascia distrarre da piaceri di vario genere e vi si resta intrappolati. Anche il cagnolino è distratto dai suoi
appetiti. Le distrazioni dell'appetito interferiscono con il processo primario. E' necessario trattenere la conoscenza nella consapevolezza senza farci
distrarre, ricordare il vero compito. Nella psiche di ognuno ci sono elementi tortuosi, ingannevoli, deliziosi. Sono elementi anticonsapevolezza:
prosperano mantenendo le cose oscure ed eccitanti. La conquista della fierezza. La psiche sceglie la priorità e riesce a concentrarsi, ora è decisa. Ma ecco che una cosa nera d'improvviso assale il cagnolino,
per lui il femminino è una proprietà da vincere e nulla più. Lo straniero può essere una creatura reale del mondo esterno o un complesso negativo
interiore. Gli effetti devastanti sono gli stessi. Il cagnolino lotta per conservare i nomi. Mettere il potere nelle mani giuste è importante quanto
trovare i nomi. La donna interiore. Se una donna vuole un compagno
sensibile deve rivelargli il segreto della dualità femminile. Deve parlargli della donna interiore, che insieme a sé fa due. Lo farà insegnando due
domande che la faranno sentire guardata, ascoltata, conosciuta: "Che cosa vuoi?", "Che cosa desidera il tuo io più profondo?". Per amare una donna, il
compagno deve amarne anche la natura selvaggia.. l'amante più prezioso è colui che desidera imparare. Se c'è una forza che alimenta la radice del
dolore, quella è il rifiuto di apprendere ancora. Il buon compagno è colui che continua a tornare per capire e non si lascia scoraggiare.
Se un lato della natura duale femminile si può chiamare Vita, la sorella gemella della vita è una forza detta Morte. La donna selvaggia, l'amante
selvaggio, sanno sopportarne la vista. E ne escono completamente trasformati.
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Manawee (Storia afro-americana)
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